Una lettera a me 13 anni fa

Tornavo dopo il week-end nel posto più sperduto seppur raggiungibile in poco tempo da Bologna in macchina: si tratta della zona di confine tra l’Emilia Romagna, la Liguria e la Toscana ove ha sede il parco regionale dei 100 laghi.

DSC01400

Avevo già trascorso più di un’ora in strade senza corsie su e giù, tornante, dosso, cunetta, lepri, gatti, porcospini, cani in mezzo al nulla fino a trovare per caso una località su google map: Monteviscoso.

Non volevo per nessuna ragione tornare a Monteviscoso, ma quel punto era distintamente riconoscibile nella macchia verde di nulla disegnata su google maps, e sebbene una deviazione da quel bizzarro percorso principale avrebbe richiesto “solo” una quarantina di minuti era comunque un viaggio in solitario e di scoperta.

Incontrai me alla stessa età in cui lasciai per l’ultima volta quel luogo.

DSC01379


“Ciao vecchio” Mi chiamò me stesso all’età di 16 anni, aveva una maglietta monocolore poco linda con scritto “Estate Ragazzi” un paio di braghini sopra il ginocchio in medesimo stato, due calzettoni alti fino a mezzo polpaccio e un paio di scarponcini.
Aveva appena finito di lavare un’ingente mole di stoviglie, tant’è che quegli scarponcini pareano più degli stivali antinfortunistici per lavori usuranti che qualche cosa inerente l’escursionismo.

“Ciao giovane, come va?”
“Vez ho appena finito di lavare ciò che il mio dispotico capetto-padrone che fa l’alberghiero mi ha imposto: incrostatissime infuligginatissime padelle, padelline, casseruole, paioli, pentolini, gavette, vassoietti, posate, ramine, mestoli, taglierini, teglie, tortiere, taglieri da sfoglia, taglieri da taglio, mattarelli, fruste, pelapatate, mandoline, passapatate per gnocchi… Ti prego vecchio, dimmi che quando avrò la tua età e lavorerò sarò indipendente e autonomo”
“Vorrei tanto poterti dire di sì “

“Vabbè vez allora raccontami com’è la vita a 29 anni, lavoro, soldi, macchine?”
“Perchè non hai detto donne?” “Perché non ci sono speranze”
“Vedrai… Comunque soggiorno in un B&B che due notti costano più di un campo di 10 giorni e ho quel bolide dove posso andare ovunque, ma non sono venuto qui per parlarne oltre”
“Vez, B&B, ma non eravamo di sinistra?” “Tranquillo, non esiste più”
“Dimmi allora perchè sei qui?”

“Il lavoro, la città, la macchina, i pagamenti, e quei trabicoli che ti hanno tassativamente vietato di portare qui: cellulare e computer rischieranno di possederti. Vedrai, un giorno troveranno dove sei, capiranno che hai mangiato una pizza, capiranno che l’hai fatto anche il mese scorso e ti chiederanno una recensione”
“E ti pagheranno per quella recensione?”

“No, magari aumenteranno il prezzo della pizza. Ma parlando di cose importanti, sono qui per cercare di ritrovare me stesso, mi sono successe due cose strane, oramai ho quasi 30 anni e mi commuovo con poco. Ho iniziato ad ascoltare un nuovo cantante che mi piace molto, sono anche andato al suo concerto, ma non è la stessa cosa.
Mi hanno dato un pomeriggio libero, sono collassato ai giardini Margherita e ho sentito dei liceali della tua età in cerchio, uno di loro suonava la chitarra (non sapevo si potesse fare solo con una chitarra), e gli altri cantavano. Erano stupendi. Te lo immagini un trentenne in camicia che va da dei 16 enne e fa <<scusate posso cantare anch’io con voi Carl Brave?>>. Così ho capito, e sono partito.”

“Sì, mi piace. Sono felice che nel futuro ci saranno cantanti nuovi, mi sto innamorando dei cantanti dei miei genitori, ed ormai sono anziani”
“Vedrai, ce ne saranno. Ma dimmi, come stai quando canti ogni sera? Sappi che niente mi farebbe apprezzare dei versi come li ho fatti qui, così. Non si può ascoltare questa roba sull’Hi-Fi. Se avessi solo un desiderio vorrei sentire come suona la musica di ora, con lo spirito tuo”

<<Se ti do la mia vita in mano
Giura che poi tu me la tratti bene, bene
E lo sai
Te la perdi in borsa
Tra i ramini sparsi e il Labello blu>>

<<E sai che c’è?
C’è che se non penso più a niente
Finisco a pensa’ sempre a te
E mi rifletto in un altro quartino di Chardonnay
Tu che c’hai la forza di rifarti la vita da zero
Io no, io no (no)
Chapeau, chapeau, chapeau>>

“Ok vecchio e qual è stata l’altra cosa strana a parte sentire delle sbarbe strimpellare ai gardens?”
“In questo we ho camminato nei posti più deserti finchè ho trovato in un lago irraggiungibile da tutto, dove il cellulare non prendeva, una decina di tende igloo abusive e una comitiva di ragazzi lerci a camminare.”

(zomma per trovare gli igloo abusivi)

DSC01337_edited-1


“Ma come? La tenda è la costruzione più ecologica di tutte. Te la porti via e lasci tutto incontaminato!! Bisognerebbe inchinarsi davanti a questi esploratori. Mica come te, pigrone, che dormi nei BeB. Guarda che se vai oltre a quelle sembianze, vedrai dei sorrisi, delle voci, che sono la vita (oltre che ci sono delle fanciulle ben più giovani ed avvenenti delle avventrici delle strutture di locazione medio-borghesi). Ma come possono essere abusivi se lì non c’era nulla? Chi mai ne avrà male?”
“Bè sappi che questo termine, “abusivo”, muterà di senso nei prossimi anni. Gli affitti costeranno quanto uno stipendio, e quelli che rimarranno fuori saranno abusivi. Per aprire un chiosco di piadine dovrai pagare mezzo mese di piadine ad un commercialista sennò sarai un abusivo. Chi verrà da Paesi miseri sarà colpevole di reato. Nella più legale delle ipotesi resterai a vivere coi tuoi come un liceale a vita con i politici che ti daranno del mammone.”

“Vez allora cosa devo fare? Distruggere il sistema? Piazza? Occupare? Emigrare?”


“Giovane, trova uno intelligente, che noi non siamo in grado di suonare la chitarra, ti dico solo <<scarpe da tennis bianche e blu>>”

“Ho capito, intona te”
Il sole tramontava su Monteviscoso

<<Po, popopopopopopo….

Le scarpe da tennis bianche e blu,
seni pesanti e labbra rosse
e la giacca a vento.

Oh! Marta io ti ricordo così
il tuo sorriso e i tuoi capelli,
fermi come il Lago.>>

DSC01373
Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento