La mattina del quarto giorno è il momento dell’armonia e della pace, finalmente una tappa in quota, immersi in una splendida natura selvaggia e pura da montanari.
Finalmente dove tutto è bello, tutto e puro, per trovarsi in pace con se stessi ed elevare le proprie anime dai monti al cielo lontano dalle città.
Io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni…
E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo “vero”
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l’umiltà…
Io, figlio d’una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne ed ad erba Spagna,
io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,
due soldi d’elementari ed uno d’università,
ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato
dove ritrovo anche oggi quattro soldi di umanità…
Prima di compiere ogni atto, all’alba del giorno quarto ci rechiamo tutti da Fede per chiedergli:
“Hai per caso truccato le altimetrie anche oggi?”
e lui ci offre un’onesta risposta:
“In realtà non le ho mai viste”.
La mattina si compone di un tratto di leggera salita, di nessun interesse rispetto a quello della Farindola, ci fermiamo in uno stupendo pascolo (per fortuna eravamo scesi dalle sassaiole).
Il pascolo essendo rigoglioso è pieno di mucche, le quali riempivano ovviamente il campo di boazze (sul vocabolario lo descrive come escremento bovino di grosse dimensioni, giacchè onestamente pare nessuno ne abbia viste di piccole).
Le suddette boazze sono una vera leccornia per Nana, che appena il padrone si distrae corre a rimpinzarsi di merda.
Unica distrazione per Nana sono le prane delle scolte, l’allarme prana per queste è infatti l’abbaiare voglioso di Nana (si sa che i cani hanno un olfatto sopraffino) e dopo aver lungamente assaporato l’aroma si mette a leccare il deretano della scolta di turno.
Dopo le due salite gira tra i rower la leggenda che l’unica discesa fosse stata fatta col vento tanto a sfavore che Romano (il quale ovviamente stava andando all’incontrario) per quanto il piano per lui fosse in salita non pedalasse, mentre quelli in discesa fossero anche lì costretti a pedalare, e conoscendo la sfortuna che attanaglia gli scout, mi sento proprio di creder loro.
Nel pomeriggio invece affrontiamo il momento più amaro della route, la visita al centro dell’Aquila, dopo che avevano pochi giorni addietro aperta al pubblico quasi tutta l’area, per via delle proteste cittadine.
Fede in preda a delirio narcisistico per i risultati atletici sbatte di netto il cranio contro un palo in mezzo al marciapiede visibile a chilometri.
Come prima cosa troviamo la chiesa di Collemaggio fondata da S. Pietro di Morrone (forse colui che fece per viltà il gran rifiuto negli ignavi), con il tetto interamente squarciato, l’intera struttura portante assicurata da cinghie elastiche e pali di metallo, come se si trattasse di un tendone, e gli antichi pali portanti pieni di crepe, per restaurarla decentemente occorrerebbe una spesa pari ad una finanziaria, speriamo solo che così come a Granada tanti piccoli investitori si sono attivati per terminare la Sagrada Familia e a Praga per concludere la cattedrale di S. Vito, speriamo che simile cosa possa accadere a l’Aquila, invece di costruire enormi centri commerciali che oggi ci sono e domani vengono abbandonati ed usati per fare scene di auto spericolate come in “the blues brothers”. Andando verso il duomo incontriamo case completamente squarciate dal terremoto, chiuse alla meno peggio e abbandonate.
Ovunque una pressante presenza militare di facciata, e sicuramente anche di fatto. Tutto il centro è silenzioso, tranne un locale dove davano un brano dei queen ed un altro dove suonavano all’aperto. Ovunque si trovavano giovani ragazzi e ragazze, tra cui una scolaresca di teen ager svestita alla moda di questo secolo, che saltabeccava dicendo le proprie fondamentali facezie in mezzo alla polvere e alla devastazione.
Immortalo di fianco a una casa aperta in due una Jaguar parcheggiata e lucidissima.
I residenti dell’Aquila spesso non vanno più in centro, sono rimasti in piedi solo qualche pub ove ubriacarsi e nulla più, il centro di uno stupendo borgo era stato di fatto trasformato in una triste Pontecchio Marconi per bimbi minchia, e per quanto sia bello che rifiorisca un centro storico, non è un centro ancora pieno di macerie e palazzi sventrati il primo che penserei per una serata spensierata cogli amici.
L’università di fatto è ricca di problemi e le sue lauree rischiano ora più che mai di non valere niente, i giovani tra terremoto e disoccupazione non hanno troppo da festeggiare.
La moda tutta italiana di fare le scuole con materiali di scarto mostra la sua più grave ferita nello spiazzo deserto della casa dello studente, ed i familiari dei defunti si sentono uccisi due volte da un governo che fa di tutto per lasciare i criminali impuniti a causa dei propri processi come(Mills, compravendita dei diritti TV ecc…).
I problemi di un singolo hanno avuto come ricaduta la possibile cancellazione di decine di migliaia di procedimenti a causa della prescrizione entro tre anni del processo breve: i crack di Parmalat e Cirio, la scalata ala Banca Antonveneta e BNL, le morti bianche alla Thyssen, i morti per l’amianto, le vittime della clinica Santa Rita a Milano e quelli della casa dello studente.
Vista la moda della par condicio che regna in Italia e il divieto di comporre un pensiero politico senza affermare il proprio opposto , mi vorrei almeno complimentare per i treni che arrivano in orario e la bonifica della Maremma e dell’Agro-Pontino; peccato che questo governo dopo aver candidato troie, avere al governo donne che fanno i calendari e puttanieri ipercattolici incalliti e dichiarati in entrambi gli sport ed essere andato con Bertolaso in Abruzzo coi soldi dei terremotati per farsi fare al Salaria Sport Village un “massaggio alla cervicale che richiedeva l’uso del preservativo” non si possa fregiare nemmeno dei pochissimi meriti dell’ultima dittatura.
Ora è bene che tutti gli architetti sappiano che costruire studentati senza un pilone per risparmiare invece che essere un crimine da non dormirci la notte è in realtà un’interessante tradizione italica che fa scuola quanto il Palladio, il Bramante o il Brunelleschi e perciò completamente priva di qualsivoglia ritorsione legale.
Una volta analizzata la realtà dei fatti si può ben comprendere perchè a L’Aquila siano dislocate quasi la metà delle Sturmtruppen italiane presenti nello stivale.
Torniamo profondamente colpiti alla sede AGESCI dell’Aquila 3, io mi ritiro solo nella chiesa a dormire e meditare.
Sogno IV
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
Così pria era scritto di sicuro
sulla porta d’inferno e mi sorpresi
seguendo quel sentiero del Venturo
vedendo anime sagge in ascesi
di infanti, saggi e filosofi pagani
“Oh saggi, voi perchè qui siete chiesi
il cartello pria aveva chiari brani
LIMBO non è qui ma giù nell’inferno
e non ai purgatorici altipiani!”
“L’aldilà non è affatto sempiterno
con un’enciclica di un papa recente
può cambiare di tutto oltre l’Averno”
Dissemi così un anima sapiente
che con altri parlava come chi sa
d’un problema che pareva impellente
“ ditemi perchè se la pioggia cadrà
svegliandosi al chiaro del mattino
dicon che più divertente ancor sarà?”
Disse Catone censore Tusculino
“se la pioggia tutti i campi bagnerà
il grano spunta e lavora il mulino”
“Scrissi che pioggia i campi devasterà”
disse Diacono Paolo “ciò io scrissi
nell’historia langobardorum e ma
la più importante poesia ch’io affissi
da il nome tranne UT alle varie note
per questo vivo oltre i mortal abissi”
Partiron alterchi dal sapere mote
tutti i saggi sorpresi a litigare
per dare risposta a cose ignote
S’alzò il più saggio e gli altri come bare
tacquero e di sapere fece sfoggia
“Per non pianger da solo è bene aspettare
ed esser lieti d’aspettare pioggia”
ritacque il saggio Fabrizio de Andrè
e nulla si risentì nella loggia
“Basta straparlare vecchiacci, che se
non pulite il castello vi sistemo bene”
E il cuore m’infiammo di gioia perchè
Riconobbi allor Martignoni Irene
“Cara amica che nel limbo dimori
sono Iacopo e le tue gote amene
lieto sono che sian tra Limbici allori”
“Ciao Iacopino, già tuo racconto
s’è fatto lungo e se l’allunghi muori”